Lui è Emilio Salgari. Nasce a Verona nel 1862, da madre veneziana, Luigia Gradara, e padre veronese, Luigi Salgari, commerciante di tessuti presso Porta Borsari a Verona. A partire dal 1878 studia al Regio Istituto Tecnico e Nautico “Paolo Sarpi” di Venezia, ma non riesce a diventare capitano di marina come avrebbe voluto. Abbandona gli studi al secondo corso nel 1881 e torna a Verona per intraprendere l’attività giornalistica.
E’ definito il maestro dei romanzi d’avventura, diventando il romanziere più famoso e più produttivo d’Italia. E’ autore di innumerevoli racconti e di oltre 80 romanzi (tra i più famosi: I misteri della giungla nera, 1895; I pirati della Malesia, 1896; Il corsaro nero, 1899; Le tigri di Mompracem, 1900; La regina dei Caraibi, 1901; Le pantere d’Algeri, 1903; Il leone di Damasco, 1910); altri ne lascia incompiuti, alcuni dei quali continuati da L. Motta e pubblicati postumi (I cacciatori del Far West, 1925; Lo scettro di Sandokan, 1928; ecc.).
Durante la sua carriera dà vita ad eroi sempre controcorrenti, sempre dalla parte dei deboli ma non è il frutto delle esperienze di viaggio, ma della sua fantasia e delle sue ricerche meticolose nelle biblioteche. Il creatore della Tigre di Mompracem viaggia pochissimo, ma è un “divoratore di atlanti e dizionari”, grazie ai quali inventa più di 1.300 personaggi,
Fa il suo esordio come scrittore nelle appendici dei giornali. La sua prima opera pubblicata è un racconto, I selvaggi della Papuasia, scritto all’età di vent’anni e pubblicato in quattro puntate sul settimanale milanese “La Valigia” e firmato con la sigla S.E.
Tra il 15 settembre e il 12 ottobre 1883 pubblica a puntate sul giornale veronese “La Nuova Arena” il romanzo Tay-See (riedito poi in volume con il titolo La Rosa del Dong-Giang nel 1897), quindi sullo stesso giornale il romanzo La tigre della Malesia (riedito come Le tigri di Mompracem), che riscuote un notevole successo, ma dal quale non riceve alcun ritorno economico significativo, seguito da La favorita del Mahdi (1883-1884), scritto otto anni prima. Sempre nel 1883 diventa redattore del giornale stesso. Svolge un’intensa attività con gli pseudonimi Ammiragliador ed Emilius.
Due anni dopo diventa redattore de “L’Arena.”
Il 25 settembre 1885 arriva a sfidare a duello un collega del quotidiano rivale “l’Adige”.
“La professione dello scrittore dovrebbe essere piena di soddisfazioni […] io invece sono inchiodato al mio tavolo per molte ore al giorno e alcune della notte, e quando riposo sono in biblioteca per documentarmi”
Nel 1900, richiamato dall’editore Speirani, Salgari si trasferisce, con moglie e figli, definitivamente a Torino, da qui può facilmente raggiungere in tram la biblioteca civica centrale, dove trova mappe e racconti di viaggi esotici che costituiscono la base e lo spunto per le sue storie.
Tra il 1892 e il 1898 pubblica una trentina di opere, di cui 16 nel solo triennio 1894-1896: tra queste, sempre con Speirani, Il tesoro del presidente del Paraguay, Le novelle marinaresche di Mastro Catrame, Il re della montagna, Attraverso l’Atlantico in pallone e I naufragatori dell’Oregon. Il motivo di tutto questo lavoro sono i debiti che Salgari continuava ad accumulare; nel 1896 lo scrittore firma un altro contratto con l’editore genovese Donath e nel 1906 anche con il fiorentino Bemporad.
Afflitto da gravi problemi economici e dalla malattia della moglie, Salgari si suicida a Torino il 25 aprile 1911 all’età di 48 anni, lasciando questo scritto ai suoi editori:
“A voi che vi siete arricchiti con la mia pelle, mantenendo me e la mia famiglia in una continua semi-miseria od anche di più, chiedo solo che per compenso dei guadagni che vi ho dati pensiate ai miei funerali. Vi saluto spezzando la penna”.
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