E’ giovedì 2 dicembre 1943 il sole sta tramontando e nel porto di Bari ci sono quaranta navi ormeggiate, mentre altre stanno arrivando. Nel cielo si sentono i rombi degli aerei, qualcuno pensa ai caccia britannici che spesso pattugliano i cieli. Invece no. Sono aerei della Luftwaffe, l’aviazione militare tedesca, che nel tentativo di ingannare i radar lanciano striscioline di stagnola.
I bombardieri tedeschi, circa venti, attaccano Bari, le bombe cadono nel centro della città e colpiscono molte navi attraccate nel porto: la Joseph Wheelen, la John Bascom, la John L. Motley, la Boscom e il mercantile britannico Fort Athabaska.
Le navi affondate sono diciassette.Tra le tante navi in fiamme però al molo 29 ce n’è una in particolare, la Jhon Harvey che porta un carico segreto: duemila bombe d’iprite, gas mostarda vietato dal protocollo di Ginevra.
L’Harvey viene colpita dalle bombe e coinvolta nell’esplosione delle altre navi, così esplode con una violenza enorme. Muoiono settantasette militari ed il comandante. La violenza dell’esplosione colpisce altre navi e piroscafi presenti nel porto.
Le testimonianze di quel bombardamento riportano momenti di grande terrore, civili che corrono per ripararsi da un vento pieno di detriti, annegamenti, crolli di edifici, esplosioni di navi e imbarcazioni di ogni tipo. Il giornale americano Life scrive che c’erano “tante lingue di fuoco come l’incendio di una foresta”.
Ma nelle ore e nei giorni successivi all’esplosione del porto di Bari militari e civili iniziano ad accusare strani sintomi: pustole piene di liquidi, occhi infiammati, forti dolori e conati di vomito. Si registrano tanti decessi inspiegabili di persone senza ferite chirurgiche di rilievo. La diagnosi ufficiale è “dermatite non ancora identificata”.
Qualche militare inizia a capire che il problema è l’esposizione all’iprite, ma quasi tutti i membri della Jhon Harvey sono morti. Gli ufficiali che conoscono i segreti dell’Harvey decidono di non dare l’allarme generale e non rivelare la presenza di iprite all’interno della nave.
Nel frattempo i medici comprendono che c’è stata un’esposizione all’iprite per la presenza di sintomi chiari come grandi pustole e pelle bronzea, ma la mancanza di informazione peggiora le condizioni dei pazienti sia civili che militari perché nessuno di loro viene denudato, tutti tengono gli stessi indumenti esposti al gas tossico e continueranno a respirarlo per giorni.
Gli alleati comunicano ai vari comandi di non divulgare la notizia della presenza di iprite, ma la causa della morte di tanti civili e militari è ufficialmente “dermatite non identificata”. Il caso John Harvey viene secretato. I giornali descrivono l’attacco al porto di Bari, ma nessuno accenna all’uso di gas.
Stewart Alexander, l’ufficiale medico americano che indagò sulla strana “dermatite non identificata”
Dagli USA arriva a Bari un ufficiale medico per condurre un’indagine segreta. Lui è Stewart Francis Alexander, un brillante cardiologo e ricercatore all’Università di Yale.
La sua indagine è un’operazione segreta. Nessuno vuol far trapelare che gli effetti dell’esplosione nel porto di Bari sembra abbiano prodotto una nuova peste. Alexander stila un lungo documento, prima segregato e poi fatto circolare tra i ricercatori militari americani.
Analizzando i dati clinici, il tenente medico comprende che il gas mostarda distrugge sistematicamente i globuli bianchi. Alexander osserva che le vittime sono state esposte ad sostanze simili a quelle utilizzate durante la prima Guerra mondiale. In questi casi i sintomi sono diversi. Alexander comprende che l’iprite utilizzato nel primo conflitto bellico si era disciolto nell’aria, mentre a Bari si era mescolato in mare all’olio e al combustibile creando una sostanza tossica addensata in superficie dove tante persone, nel tentativo di salvarsi, si erano immersi.
Dalle ricerche sulle vittime si consolida la teoria del gas mostarda per bloccare i tumori
L’iprite in forma liquida blocca la replicazione delle cellule e Alexander insieme ad alcuni ricercatori dell’Università di Yale pensano di utilizzare il gas mostarda per combattere la leucemia. Già prima della guerra vengono fatte delle sperimentazioni sugli animali utilizzando l’iprite per combattere i tumori, ma la quantità di dati raccolti da Alexander e lo studio dei sintomi sulle vittime del porto di Bari consentono di fare un balzo importante nella lotta al cancro. Sulla base dello studio scientifico di Stewart Alexander vengono sperimentate le prime forme di chemioterapia con l’uso di gas mostarda. La strada era già stata tracciata anni prima, ma l’orrore della guerra e la tragica esplosione nel porto di Bari hanno dato senza dubbio un impulso importante alla lotta al cancro.